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LE STORIE DI UNIBOX

LA NOTTE PRIMA

 

 

Sono di nuovo qui, con le mie mani di uomo a sentire il tepore di questa terra ancora calda, arida e rugosa come la pelle di una vecchia. Quando lo facevo nelle mie notti da adolescente, l'energia che nonostante l'assenza dei raggi esalava dal terreno mi diceva di chiudere gli occhi, di restare immobile, seduto sulle ginocchia per sentire penetrare dentro ogni singola parte delle dita e del palmo, l'essenza del mondo. Aliti tiepidi spirano segnando dune su orti e giardini, giocano con i miei capelli; fremono le fronde d'Oriente, una miriade d'insetti nella notte ripete inalterato lo stesso movimento:orchestrano anche stasera il sottofondo dei miei pensieri. Una notte densa e vischiosa, un manto di velluto blu è quello che appare quando cerco la verità, una macchia costellata di luci, miracolo divino, che notte dopo notte vogliono brillare ancora, ansiose, fremono perché io parli loro, per imprimersi nelle mie immagini, per ricordarmi la dolcezza di questi attimi. Voglio abbracciare questa terra, almeno per l'ultima volta, sentire corpo a corpo tutta la sua intensità, perché lei è vita e io voglio vivere. Eppure questa vita mi sta succhiando via tutto, una realtà cresciuta con me, nutrita con la mia stessa energia, mi conduce alla cecità, alla sordità, a perdere tutto ciò che assaporo, perché sono un uomo. Ogni notte, nella mia solitudine, ho creduto di ascoltare la Voce , illudendomi al principio che fossero stelle, foglie, vento a parlare di te. Ora che il pensiero della fine mi fa saltare il cuore in gola, ora so che anche in un astratto e sospeso angolo dell'universo, ritroverei i tuoi insegnamenti, la poesia delle tue parole, perché sono i miei pensieri, le mie intuizioni, tutto ciò in cui credo sono io. Queste mani tremano al freddo, si accostano al tepore di un focolare, accompagnano i miei discorsi rendendoli più eloquenti, si abbandonano alla dolcezza nel dare una carezza. Le loro ossa si sono allungate come ad ogni altro e vivono di carne e di sangue come gli altri animali. Forse griderò domani se il mio corpo si vorrà aggrappare alla forza vitale di questo mondo, già si ritrae nel vedersi disarmato, colpito, massacrato. Ora la mia pelle sente solo di amare questo luogo, sente questa terra passare tra le dita, ne ama l'odore, la consistenza. Vorrei essere figlio di queste piante, vorrei che un animale mi portasse a dormire nella sua tana e lì mi scaldasse come fa con i suoi cuccioli, vorrei che la terra già mi coprisse, mi nascondesse, non fatemi morire domani, perchè ora sto tremando di paura; un languore di lacrime lenisce l'anima e un lamento strozzato mi chiude il respiro.

Pensieri, immagini, idee, disegni, parole, io muoio per voi; non tradirò me stesso, anima e corpo, nemmeno all'ultimo respiro di vita.

Linda Cittadini
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