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LE STORIE DI UNIBOX

PER NOIA
di Simone Palucci

 

 

Un rigurgito di gente era l’unica cosa che poteva offrire la sala d’aspetto. Il pronto soccorso brulicava di persone. Un signore baffuto teneva una pipa spenta alla bocca. L’occhialuto starnutiva come un ossesso. La paraplegica avrebbe voluto ordinare un cappuccino, ma non si trovava in un bar. Qualcuno aveva udito male e pensando che non era possibile orinare su di un cappuccino aprì bocca.
“Non ci sono frati sui quali pisciare, mia cara”
Era una dolce vecchietta affetta da otite fulminante.
Il dissanguato di turno stava morendo, ma faceva di tutto per rimandare la resa dei conti con la vita.
L’infermiera si affacciò. Non era una bella infermiera, assomigliava ad una balenottera obesa che seguiva una dieta di grasso di foca. Comunque si affacciò.
“Chi è il prossimo?”
Una tempesta di urla, mano, gesti investì il pronto soccorso. La causa scatenante è sempre la voglia di risolvere, l’indecenza di non aspettare.
Le porte elettroniche e scorrevoli erano stanche del loro lavoro. Ogni giorno andavano ai lati, poi tornavano al centro.
Il dissanguato dissanguava.
Il pipaiolo aspettava
L’occhialuto starnutiva.
La dolce vecchietta non capiva nulla.
La paraplegica stava ferma.
“Quindi?”
L’infermiera non sapeva cosa fare.
Il pipaiolo le venne incontro, si alzò.
“Ho un’unghia incarnita, credo di essere grave”
“Si accomodi”
Le porte scorrevoli scorsero ai lati poi tornarono al centro.
La signora perplessità fece irruzione nella sala d’aspetto. Tutti muti, rassegnati e guardinghi. Si cercava di capire e di intuire chi potesse essere il prossimo.
L’occhialuto starnutente ruppe il silenzio.
“A me è entrato uno scarafaggio nel naso”
La dolce vecchietta rise.
“Ma quale maggio, siamo in agosto, e non mi sembra sia vestito di raso”
“Naso, non raso, poi è uno scarafaggio, chi ha parlato di mesi?”
“Paresi? Non sono affetta da paresi, è lei che sta su di una sedia a rotelle”
“Io dicevo solo che ho nel naso un insetto…”
“Magari potessi andare a letto”
I presenti pestarono a sangue la vecchia che morì 37 secondi dopo. La paraplegica la investì con la sedia a rotelle, il dissanguato le si rovesciò sopra a peso morto.
Le porte scorrevoli erano stanche del loro lavoro e sbuffarono.
Morta la dolce vecchietta il trio superstite si calmò.
“Posso andare io appena chiamano?” chiese il dissanguato.
“Vorresti sottovalutare lo scarafaggio che ho nel naso?” brontolò l’occhialuto.
“Io ho un forte mal di testa. Giochiamoci l’ingresso” propose la paraplegica.
I tre deciso che accostamuro era il gioco ideale. Tirarono ognuno la propria moneta. Il dissanguato era troppo debole, si classificò terzo. L’occhialuto aveva tirato troppo forte e la moneta, rimbalzando, si era distanziata dal muro.
La paraplegica iniziò a danzare con la sua sedia a rotelle. Quando la balenottera farcita di grasso di foca fece irruzione la carrozzella biciclo attraversò le porte scorrevoli arcistufe di quel lavoro monotono, che si richiusero al suo passaggio.
Un medico vestito da medico invase la sala d’aspetto con una bomboletta di DDT nichilista contenente moltissimi CFC.
“Chi è che ha uno scarafaggio nel naso?”
L’occhialuto era perplesso, ma alzò la mano.
Il medico vestito da medico estrasse un fischietto e fischiò. Due infermieri nerboruti fecero il loro ingresso e placcarono ed immobilizzarono l’occhialuto sulla sua sedia.
“Vediamo se questo ucciderà quella spregevole creatura che ha adattato il tuo setto nasale a tana”
Il medico vestito da medico scaricò l’intera bomboletta di DDT nelle narici dell’occhialuto.
Gli infermieri nerboruti lo lasciarono e sparirono. Il medico vestito da medico si dileguò. L’occhialuto si contorse in smorfie e movimenti ridicoli, poi spirò.
Il dissanguato rimase solo, in compagnia della sua pozza di sangue.
L’infermiera balenottera si affacciò.
“Il prossimo”
Poi si ritirò e le due porte scorrevoli svogliatamente si richiusero.
Il dissanguato cercò di muoversi verso la porta che lo separava dal personale medico. Strisciò con tutta l’energia che gli era rimasta. Guadagnava millimetri preziosi. Finalmente giunse alla meta.
Le porte elettroniche scorrevoli si erano talmente rotte l’anima di fare quel lavoro noioso che avevano deciso di rompersi e di non funzionare. Rimasero chiuse.
Il personale medico vedendo che nessuno giungeva si ritirò.
Il dissanguato 13 minuti dopo era tale. Il suo corpo non conteneva più una goccia di sangue.
C’erano solo il suo cadavere, la pozza di sangue e le porte chiuse. Rottesi per noia.

Simone Palucci
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