Sembrava di esser ritornati indietro di settant'anni e rivivere un'atmosfera di altri tempi il 14 Maggio scorso presso il Cinema Italia di Macerata per la proiezione del film “La Febbre dell'oro” di Carlie Chaplin nell'ambito della rassegna cinematografica “MUTOMAGGIO” – Rassegna di cinema muto organizzata dal comune in collaborazione con l'A.R.C.I.
Un'atmosfera che ricordava le prime proiezioni dei fratelli Lumière in cui alle immagini impresse sulla pellicola veniva sovrapposta la colonna sonora rigorosamente eseguita dal vivo.
Sono infatti bastati i suoni di un piano, di un clarinetto e di un violino per accompagnare le rocambolesche avventure del povero Charlot che, alle prese con la fame, tenta con ogni mezzo di raggiungere la ricchezza: si trasferisce così in Alaska; diviene cacciatore d'oro e tenta la fuga da un mondo vissuto tra stenti ed espedienti.
La “Febbre dell'oro” film muto del 1925 dunque è l'opera più significativa di un autore che ha sempre saputo coniugare Comicità e Poesia in un contesto in cui la realtà si fonde con l'immaginazione diventando visione.
Memorabile è, a questo proposito, la scena in cui Big Jim – compagno di sventura – per la fame vede Charlot come una grande gallina da spennare.
Chaplin visionario e surreale dunque che regala al cinema scene da manuale quale quella in cui, con determinata precisione, si mangia una scarpa come se fosse un pesce.
Chaplin acrobata del nostro tempo che, con il suo magistrale passo aritmico, ha saputo ben rappresentare la sua solitudine nei confronti di un mondo che era (ed è) alla continua ricerca della ricchezza materiale e che trascura di continuo la vera essenza dell'uomo data dalla sua ricchezza interiore.
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