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Mostra d'Arte Cinematografica
Venezia 27 Agosto – 6 Settembre 2003

 

VENEZIA 2003: TRA TRADIZIONI E DIALOGHI INTERCULTURALI

Nell'incessante susseguirsi delle stagioni cinematografiche, anche quest'anno a Venezia si riaccendono i riflettori sull'ormai consueta Mostra d'Arte Cinematografica .
Un edizione importante, questa, perché, oltre ad essere arrivata al suo sessantesimo anno di età, -ha ancora intatto il desiderio di scoprire ed assicurare sia il carattere internazionale che, il pluralismo del programma – come manifesta esplicitamente il direttore Moritz De Halden.

Ecco allora le scelte effettuate dalla giuria, capitanata magistralmente dall'instancabile Mario Monicelli, che si dipanano sia ponendo l'accento sul cinema europeo (e italiano) che, su una precisa selezione di film provenienti da paesi orientali e medio/orientali in cui il cinema può essere considerato come una delle poche espressioni artistiche che tendono maggiormente ad assicurare un dialogo interculturale tra le diverse tradizioni di diversi paesi.
Cade così la scelta, in questa edizione, di assegnare il Leone alla Carriera all'attore Egiziano Omar Sharif in occasione della proiezione del suo ultimo film da protagonista “Monsieur Ibraim et les fleur du Coran” di Francois Dupeyron nel quale l'attore recita la parte di un negoziante di alimentari mussulmano che entra in contatto con un giovane ebreo in un quartiere povero di Parigi.
Altra scelta importante, determinata da molti produttori, è la presentazione di film americani fuori concorso.

Fra questi il film d'apertura “Anything Else” del più europeo fra gli americani Woody Allen e l'ultima fatica dei fratelli Coen.
Discorso a parte va fatto invece per Sir. Sean Connery, che ha scelto di non partecipare alla Mostra con il suo “The League of the Extraordinary Gentlemen” .
Per film, girato interamente a Praga l'anno scorso nel periodo della grande alluvione, il regista, scegliendo di fare una première di beneficenza nella città della Mittleuropa, ha deciso così di fare uno sgarbo a Venezia.
Per quanto riguarda i contenuti trattati poi, tutto ha il sapore di un “dejà vu”.
Oltre ai classici temi “Montaliani” del male di vivere cari al cinema asiatico, la ricerca dell'amore e il dialogo tra le generazioni, la vera novità di quest'anno è il tema del rapporto tra adolescenza e età adulta nell'incrocio tra storia e vita.
E' il caso dell'ultima opera di Bernardo BertolucciI Sognatori” – tratto dal romanzo omonimo di Gilbert Adair - che,con la filosofia già collaudata dell'isolamento dei protagonisti (basti ricordare, con le dovute differenze, registi come Terence Malick, Michelangelo Antonioni e Marco Ferreri) narra le vicende dell'iniziazione sessuale di tre ragazzi che, nel periodo libertario del 1968, si ritirano in casa dalle strade infuocate dalla rivoluzione del maggio francese per ritrovare e scoprire e scoprire se stessi, le loro speranze, la loro sessualità.

Infine, per quanto riguarda la sezione della retrospettiva, al Lido, con la ripresentazione di molte interessanti pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano, verranno celebrati i maggiori produttori del nostro cinema degli anni 50 e 60.
L'iniziativa è alquanto lodevole poiché , oltre a celebrare e riscoprire la tradizione cinematografica italiana, si inserisce in un più ampio dibattito sui rapporti spesso conflittuali tra cinema italiano ed il suo mercato.
Tra i premi da conferire al cinema italiano ricordiamo anche il Premio Bianchi, assegnato ogni anno dai critici cinematografici, che quest'anno andrà al grande Nino Manfredi.

Per ulteriori informazioni: www.labiennale.org

 

Il manifesto del festival

Alessandra Martinez con il direttore Moritz de Hadeln durante la cerimonia di apertura

 

La giuria di Venezia 60 con Mario Monicelli, presidente, Moritz de Hadeln e Franco Bernabè

Jason Biggs, Woody Allen e Christina Ricci

Samuele Baccifava
   
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