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A Cannes “L'ULTIMA SEQUENZA” mai vista di “8 ½” di Federico Fellini

“OTTO E MEZZO”
Un film, una vita

(tratto da: Federico Fellini, in Fellini. Raccontando di me, cit.)

 

“E' la storia di un intellettuale che tende ad inaridire tutto, a raggelare la vita. La storia di un uomo legato, irretito, imprigionato, che tenta di uscire da una specie di ristagno, che si sforza di capire, ma che alla fine si accorge che non c'è nulla da capire, che ha più bisogno di accettare la vita così com'è e di abbandonarvisi che di problematizzarla.
Se ha un principio e una conclusione? Credo sia immorale raccontare una storia che abbia un principio e una conclusione. Un film deve essere, in qualche modo come la vita: deve contenere imprevisti, eventi inaspettati, errori.
Nello stesso tempo un film, specialmente quello che mi accingo a girare, richiede un controllo assoluto. Contrariamente a quello che talune mie sconsiderate dichiarazioni potrebbero far pensare, nulla sarà abbandonato al caso”

Federico Fellini

 

A quasi dieci anni dalla scomparsa (avvenuta il 31 ottobre 1993), Federico Fellini continua a sorprenderci. Tra i molti film riproposto al Festival, nella retrospettiva a lui dedicata, verrà anche presentato un film di Mario Sesti che ricostruirà la vicenda misteriosa che avvolge un ulteriore finale di “8 ½”: sequenze girate, mai più montate e svanite nel nulla per quaranta anni.
Ricordate l'ultima scena di “Otto e mezzo”?
Guido, regista in crisi e protagonista del film, dialogando in un Set ormai in fase di smontaggio con il critico Daumier sul suo fallimento artistico, si rende conto improvvisamente, quasi come un lampo di lucidità artistica, che solo rappresentando “la verità, quello che non sa, che cerca e quello che non ha ancora trovato”, può sentirsi veramente vivo.
Ed è in questa situazione di confusione mentale che, dinanzi al protagonista, ricompaiono i volti ed i corpi “fellinianamente” procaci, delle persone che gli sono state vicino nel momento del bisogno.
Ecco allora, in un crescendo di emozioni, accompagnato dall'indimenticabile motivetto musicato da Nino Rota, che Guido ritrova la sua vena artistica e ricomincia a dirigere.
Così, come in una sintesi artistica tra la sua vita ed i suoi film, questi personaggi dall'aria clownesca e surreale vengono coinvolti dal regista in una festosa giostra simbolo di una creatività rinnovata.
Dopo gli ultimi ritrovamenti di pellicole girate e successivamente tagliate in fase di montaggio, si ha la certezza che Fellini all'epoca (il film uscì nel 1963) immaginò e girò un finale alternativo a quel “carosello” animato che tutti conoscono.
Un finale diametralmente opposto che rappresenta una spettrale riunione di tutti i personaggi, vestiti rigorosamente di bianco, in un lussuoso vagone ristorante in viaggio verso una destinazione ignota.
Un finale odoroso di morte, dunque, che fu scartato da Fellini per averne scelto un altro più incline alla vita e alla pragmatica soluzione della crisi attraversata dal protagonista.
Grazie a Mario Sesti e all'acquisto da parte di Cinemazero, il materiale ritrovato è divenuto un film documento.
Un documento che, alternando scatti inediti ad interviste effettuate ai protagonisti del film, ricompone la vicenda ormai quasi dimenticata di un'opera destinata a divenire un punto fondamentale per il cinema italiano e non solo.

 

“Quando giro è il film stesso che si prende cura di me. Per ciò mi sento felice, non mi sento mai stanco, non ho necessità di dormire, di mangiare, solo di scopare”.

Federico Fellini

 

Samuele Baccifava
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