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KINDERKOM 2003: UN PROBLEMA DI ETICA
Carte deontologiche che i giornalisti dovrebbero rispettare

 

Se ne parla spesso, soprattutto nei casi di cronaca nera che vedono coinvolti minorenni. Il dilemma: dove arriva il diritto di cronaca e dove quello dei minori? I giornalisti se lo dovrebbero domandare prima di scrivere il loro articolo e, nonostante le numerose carte deontologiche che fanno prevalere il diritto dei minori, talvolta capita che il diritto di cronaca prenda il sopravvento.
L'argomento è stato il tema di un workshop, tenutosi a Merano durante il Kinderkom Festival, il 24 e 25 maggio. Il Prof.Marco Deriu, docente di Etica e Deontologia della Comunicazione all'Università di Macerata, ha preso in esame due casi italiani molto scottanti: l'omicidio di Cogne e quello di Leno, di Desirèe Piovanelli.
Due fatti di cronaca nera che riguardano minori, entrambi argomentati con il mancato rispetto dei diritti dell'infanzia. Reputati casi nazionali di estremo rilievo, tutti i media italiani hanno dato molto spazio ai due accaduti. Servizi televisivi, talk show con psicologi, intere pagine di giornali hanno trattato dapprima la notizia di cronaca, ma ben presto hanno svelato retroscena familiari e delle vittime, molto spesso inutili o pericolosi. Infatti, le descrizioni troppo suggestive attirano il lettore, ma possono creare fattori di emulazione e causare degli aloni di fascino perverso nei riguardi dei personaggi della storia. Eppure i giornalisti hanno molte fonti di riferimento. Prima su tutte la Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia (art. 13- 16) del 1989, ma non meno importanti sono La Carta di Treviso (1990) e il Vademecum (1995), scritte appositamente per la tutela dei minori.
Ciò che rimane dall'analisi dei giornali e telegiornali relativi ai giorni successivi ai due omicidi è che, entrambi i minori, sono stati strumentalizzati per meglio costruire la notizia. E perché no?, magari per aumentare gli ascolti o vendere di più, creando un pericoloso e alquanto labile confine tra il vero e il verosimile.
Sul caso Cogne, Davide (il fratello del bimbo ucciso) non ha mai avuto la tutela della privacy (Carta dei Doveri del Giornalista: il giornalista “non pubblica il nome o qualsiasi elemento che possa condurre all'identificazione dei minori coinvolti in casi di cronaca”), anzi il suo ruolo era di primario interesse nelle notizie. Il vademecum del 1995 ricorda che “al bambino coinvolto come autore, vittima o teste - in fatti di cronaca, la cui diffusione possa influenzare negativamente la sua crescita, deve essere garantito l'assoluto anonimato”, mentre il codice di procedura penale all'articolo 114 vieta “la pubblicazione delle generalità e dell'immagine di minori testimoni, persone offese e danneggiate...”. Insomma, non basta schermare il viso del bambino per garantire la privacy, come è successo nelle immagini di Davide.
Decisamente peggio va al caso di Desirèe, la ragazza uccisa da un gruppo composto da tre minorenni e un trentacinquenne. Su questa notizia i giornali nazionali hanno “giocato” più del dovuto, arrivando a deformare le personalità degli assassini, ricorrendo ad un pessimo uso di stereotipi ( Carta dei Doveri del Giornalista:il giornalista “evita possibili strumentalizzazioni da parte degli adulti portati a rappresentare e a far prevalere esclusivamente il proprio interesse”). Si è dato ampio spazio alle voci di paese, che davano la descrizione della ragazza come se fosse una donna dai facili costumi (Carta di Treviso: “nessun bambino dovrà essere sottoposto a interferenze arbitrarie o illegali nella sua privacy, né ad illeciti attentati al suo onore e alla sua reputazione”) e si è indugiato troppo morbosamente sui dettagli violenti della vicenda. In soldoni, due notizie in cui i giornalisti si sono dimenticati di essere al servizio dell'informazione e hanno preferito “vendere” una storia di orrore.
Il workshop si è chiuso con un invito sentito a tutti coloro che lavorano nel campo dell'informazione: la speranza che fatti di cronaca di questo genere vengano trattati con il massimo rispetto dei diritti dell'infanzia, lasciando da parte dettagli cruenti e morbosi che nulla di rilevante aggiungono alla notizia.
Appuntamento per tutti al prossimo anno, con la quarta edizione del Kinderkom Festival.

Carlo Scheggia
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