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ENRICO BERTOLINO

Abbiamo incontrato Enrico Bertolino nel Teatro di Montegranaro al termine del suo spettacolo “ Il diluvio fa bene ai gerani ”. Con molta disponibilità ci ha concesso questa intervista.

 

Dopo molti anni di gavetta tra il Teatro ed il Cabaret e, dopo alcune positive esperienze Televisive, torna al primo amore: il teatro. Quale la motivazione?

Ma... Perché il teatro è il punto di partenza ed il punto di arrivo, si va da li e si ritorna li, per me è quello che bisogna essere fatto... Per cui l'esperienza del cinema e della televisione... Beh cinema ho fatto poco.. servono più che altro a misurarsi con nuovi strumenti…. Ma il teatro rimane la formula espressiva migliore.

Teatro e Cinema sono alcuni strumenti con i quali l'artista esprime la sua arte. A quale strumento si sente più legato?

Mi sento effettivamente più legato al teatro, assolutamente, a me piace di più.

Anche perché da più gratificazione...

Si, avendo poi iniziato dal Cabaret a fare il salto nei teatri, è già un bello spettacolo.

In verità ha cominciato come bancario...

Si, ho fatto di tutto... E faccio ancora il consulente, il formatore, per cui ho questa doppia attività. Beh, è bello realtà e... Mettere insieme... Le due vite.

Quanto c'è di suo (del suo vissuto, creatività) nei suoi spettacoli e, quanto c'è degli altri, del mondo esterno, delle persone e delle situazioni di vita quotidiana?

C'è molta osservazione degli altri introiettata da me e molto del mio proiettato sugli altri. Un mix. Uno scambio. Molti dei personaggi che prendo in giro sono io stesso.

Qual è la dote migliore che un attore deve possedere: spirito d'osservazione o la capacità di riadattare situazioni nuove?

Dipende dalle tipologie di attore. Io non mi reputo un attore ma un autodidatta... Uno... Uno che si è fatto dalla scuola “radio elettra”. Non avendo fatto scuole, l'unica alternativa per me è l'osservazione della realtà. Per gli altri è l'interpretazione dei ruoli ma richiede più preparazione.

Torniamo al teatro. In questo spettacolo è diretto da Giampiero Solari, ultimo erede del teatro di Streler. Come ha impostato lo spettacolo?

Giampiero ha dato molti aiuti, lui e Paola (Galassi) hanno dato un aiuto notevole nell'allestimento dello spettacolo. E' chiaro però che ognuno ha una sua strada ma in alcuni tocchi... La musica, le bolle (di sapone), le luci, sono state guidati da Jazzetti che è il curatore luci e guida Solari e Galassi.
E al resto ci abbiamo pensato noi, sui testi. Lui dava soltanto risultati scenografici.

Ah... Quindi i testi partono da...

Miei e di Bonifaci.

Arte e realtà. In che modo la comicità può essere considerata un “filtro” per interpretare e riflettere sugli avvenimenti che quotidianamente accadono in ogni parte del mondo?

Si, adesso serve molto. E' un “filtro” disintossicante della realtà... Soprattutto la satira deve diventarlo. Deve essere uno specchio impetuoso ma non deformante

Nel 1998 al cinema ha interpretato il fidanzato della Marini nell'ultimo film di Alberto Sordi “Incontri proibiti”. Un ricordo del grande attore scomparso.

Il ricordo più bello che ho di lui era il monologo finale che facemmo sui treni fermi... Non era un treno in movimento ma veniva mosso dalle persone perché lui voleva risparmiare, non voleva farlo correre... Alla stazione romana, nei treni laziali, provare le battute con lui nello scompartimento mi sembrava come di essere... Io in un film... E'? Mi sembrava di essere “La rosa purpurea del Cairo”... Ero fuori dalla realtà... Eavevo vissuto questa situazione come la più grande della mia vita artistica per adesso... Per cui ringrazio chi mi ha dato quella opportunità.

Spesso si dice che i comici nella vita reale sono molto malinconici. E lei come si considera?

No, io, un pò di malinconia ce l'ho e la porto anche in scena. E' giusto che ci sia. Persone troppo euforiche o si drogano o hanno dei problemi. Io penso che l'euforia vada limitata. Se uno poi è euforico di questi tempi... Oè un guerrafondaio, per cui perde la mia stima o è una persona che non vede la realtà... Ecome tale è a rischio lui.

Che cos'è la guerra?

Una devastante esperienza che nonostante venga fatta... È come una malattia: il morbillo... Tu pensi di essere al riparo ed invece non lo sei mai... E'gli orecchioni del mondo.

Lo spettacolo di questa sera, ho notato che è molto attuale, uno spettacolo “aperto” che si scrive giorno per giorno...

Si, la parte iniziale viene cambiata ogni sera. Domani ci saranno alcune battute ma ce ne saranno di nuove...

Ah... Ah... Ma il lavoro come viene svolto?

Il pomeriggio... Si lavora un pò col computer, si prendono i dati, si leggono 5 o 6 giornali al giorno e si cerca di aggiornare i primi dieci minuti... E se c'è qualche battuta si cerca di metterla dentro... Insieme a Pietro Guarera che fa da batterista ma che è anche co-autore di Antonio Albanese in “Non c'è problema”.

Ok, grazie mille.

Ci mancherebbe.

 

 

 

 

 

 

Samuele Baccifava
   
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