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LUCIO DALLA

Contro ogni deontologia del giornalismo che impone la “freschezza” della notizia, UniBox pubblica l'intervista telefonica fatta nell'estate a Lucio Dalla dopo essere passato per Macerata per presentare al pubblico il suo ultimo Tour Estivo in chiave Jazz.

Lo abbiamo beccato mentre era in barca alle Isole Tremiti e ne è uscita un'interessantissima chiacchierata.

 

Lucio Dalla Musicista, Cantante, Scrittore, Docente Universitario e… Presentatore Televisivo. Vezzo artistico di carriere parallele o un'unica carriera che si lega alla sperimentazione sulla comunicazione?

Diciamo che quest'ultima è la definizione più vicina al reale. Nel senso che, secondo me, un comunicatore è un elemento, a differenza di altri elementi, che ha in se stesso racchiuso tutte le ipotesi, tutte le classificazioni, tutte le diversificazioni, anche quelle opposte nel significato per un continuo effetto di reciprocità, queste si mettono in moto praticamente insieme… cioè, una ragione vale per la ragione anche opposta. Questa è una cosa che io ho sempre avuto come intuizione, come riferimento di quello che mi riguardava ma, lo vedo anche negli altri. Un “comunicatore” è un comunicatore di tutto.

Bolognese di nascita ma, continuamente affascinato dal Sud, vive ormai tra la Sicilia, Napoli e la Puglia. Il Sud come fonte di ispirazione per il suo percorso artistico?

Ma no, forse anche come zona terapeutica rispetto all'omologazione che c'è negli altri posti e nelle altre zone. Nel sud è diverso. C'è una compattezza di segni opposti che creano proprio una società, nel loro integrarsi continuamente, nel loro interagire… anche se sono appunto di segno e di portata diversa

In passato ha collaborato con De Gregori, Battiato, Morandi, e Pavarotti mettendo sempre in discussione la propria musicalità. Quale il senso di questa ricerca?

Non è una ricerca. E' proprio un tipo di fisiologia rispetto ad un altro tipo. Cioè, …adesso non è esatto il paragone ma, quando una lampadina illumina, non è detto che sappia (anzi, non sa cosa illumina) e, nello stesso tempo però, è cosciente della propria funzione primaria. Al di là della retorica sull'uso della parola “illuminazione”… non è certo illuminazione come spiegazione ma, come effetto. Cioè, in questo senso io ho innanzitutto la sensazione che, dal momento che ricevo devo trasmettere (quando trasmetto lo faccio perché ho ricevuto). Non esiste un'assionomia al 100% dei segni che noi abbiamo da esportare. Esiste però un processo formativo dei segni che diventano i nostri, come se fossero una nebulosa dei segni dalla quale noi peschiamo anche scegliendo ma, spesso, non scegliendo. Per cui ecco lo “stile”, la “tendenza”, il “tic”.. quello che diventa una caratteristica di un artista, di un comunicatore è sedimentato, è quello. Però, la sedimentazione di quello è estremamente semplice e complesso allo stesso tempo. Lui prende dappertutto per poi ritrasmettere.

Lucio Dalla, le Marche ed il nuovo Progetto sul Fado intrapreso con Marco Poeta, conosciuto nell'ultima edizione del Premio Musicultura Città di Recanati. Com'è nato questo Progetto?

Come tutti i progetti che funzionano è nato casualmente. Secondo me, una persona che ha la presunzione che “progettando” riesca in qualche modo a determinare lo svolgimento dei patti che sono il progetto fino a poterlo pilotare, credo che sia assolutamente inipotizzabile, almeno che non sia un progetto delinquenziale. Ma, un progetto che implichi diverse umanità che sono il ricevente e colui che manda… deve nascere perché è il momento che deve nascere. Per quello che riguarda il Fado, ero a Recanati e l'anno prima m'aveva contattato Marco Poeta per fare una cosa, io mi sono ricordato in quel momento e ho detto: “Ma c'è Marco Poeta qua? – Si- E allora suoniamo”. Poi in realtà, da lì in poi esiste anche una certa forma di progettabilità perché poi, ci siam rivisti, abbiam fatto 2 programmi insieme. Lui m'ha chiesto di fare un concerto a Lisbona nella “Casa du Fadu”. Le cose nascono…io, l'elemento scatenante è, un elemento che (non è detto sempre) può essere casuale. Io comunque credo che quando l'elemento è casuale è più forte. E si vede che noi questa “casualità” anche quello che, con molto più misterioso rigore è il “destino” che l'organizza. Poi da lì certo che il progetto deve prendere una consistenza anche organizzativa

Dopo “Tosca” e la reinvenzione dell'Opera lirica, Lucio torna al suo primo amore: il Jazz. Canzoni rivisitate anche grazie ad un'ensemble di sax, piano, contrabbasso, batteria e percussioni. Qual è l'idea di questo Tour?

L'idea è la trasversalità di tutta la musica. In un momento come questo, ma io credo che lo sia stato anche ai tempi di Maler nell'epoca della musica ungherese popolare, o chiunque, non ci sono confini così stabili. Secondo me, quello che bisogna curare (e che è diventato l'imperativo) è la spettacolarizzazione della musica. E per spettacolarizzazione io intendo soprattutto la teatralità. Cioè , nella rappresentazione, studiare qualcosa che sia, in qualche modo, innovativo. Se non altro, il come assemblare i vari stili diversi. E in questo senso, il Tour di Jazz ha completato un idea che era nata tre anni fa con “La bella e la bestia” e si era ancora di più concretizzata con “Tosca” e, che adesso si va ancor più sperimentando con il suo aspetto curioso con il Tour di Jazz istallato e messo sul mio Tour Pop normale… Adesso ho fatto sette concerti di Jazz di fila, per cui anche lo Sferistereo di Macerata, il Teatro greco di Taormina per poi fare un concertone con ventimila persone a Termoli di Pop. Li mi trovavo deliziosamente spiazzato perché avevo già, in qualche modo creato un habitat nel jazz. E questo è stato di grande stimolo. Mi sono divertito come un pazzo a cantare le mie canzoni

Progetti Futuri

Appena finito il Tour, mi metterò al lavoro per una regia teatrale che fa la “Fondazione Kennedy ” in Italia e toccherà Roma, Mantova e Firenze. Poi sto anche portando avanti le colonne sonore di due film per la Tv. Uno con il soggetto di Costanzo con Nancy Brilli e la Arcuri che è un remake di Madame Bovary (già andato in onda su Canale 5) e, l'altra è un film di Rambaldi (l'inventore di E.T.), un cartone animato poi, devo curare il mio disco nuovo poi ho le lezioni a Urbino da dicembre … insomma è una routine abbastanza piena nel senso positivo della parola e, non ho proprio il tempo di annoiarmi.

 

 

 

 

Samuele Baccifava
   
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