"COMUNICARE. L'ISOLA CHE C'E' ".E c'eravamo anche noi di Unibox, giornaliste d'assalto o semplicemente curiose e affamate di informazioni sul “MESTIERE DEL COMUNICATORE DEL 3° MILLENNIO”.
Cosa faremo da grandi, noi futuri dottori in Scienze della Comunicazione? Bella domanda…
Numerosi gli interventi, tante e diverse le opinioni e le risposte a questo semplice ma emblematico quesito. Una tra tutte (e per la verità forse la più pragmatica), la risposta di Antonio De Santis, copy writer della nota agenzia pubblicitaria “Armando Testa” : un giovane creativo tra tanti “teorici” della comunicazione. UniBox lo ha intervistato, “preso” dalla voglia di scoprire il percorso di un pubblicitario:

Ciao Antonio… Possiamo darci del tu, vero?

Certo… Siamo così giovani!

La nostra più che una intervista vuole essere una chiacchierata…. Durante la conferenza sei stato frainteso e quasi “aggredito” per la questione dell'etica e della morale della pubblicità riferite al caso “Nike”…

Ma… Purtroppo noi pubblicitari siamo sempre sotto pressione e la pubblicità per questo ha sviluppato un sistema di auto difesa. Ci sono in ballo interessi economici molto alti; le aziende sono attente a creare prodotti e a costruirci intorno una comunicazione “politically correct”. Si è creato un certo clima del terrore (anche se c'è gente a cui tutto ciò non interessa, per carità!).

Un terrore però che coinvolge solo la pubblicità…

Prevalentemente la pubblicità. E' ripetitiva, è ripartita in fasce orarie, è sovraesposta! A differenza di un film o di uno show televisivo che va in onda una sola volta.

E per questo è facilmente attaccata…

Purtroppo si. E' sempre circondata da un alone di immoralità per i consumatori: vuole vendere qualcosa e per questo è disposta ad ingannare, a prendere in giro. Ma c'è poco da ingannare! Oggi la gente è molto più consapevole, è preparata al messaggio pubblicitario. In tv, per esempio, prima della messa in onda di un spot compare in sovra impressione la parolina “pubblicità”. E' un modo per preparare il consumatore, non per ingannarlo.
E' chiaro poi che la scelta del tipo di comunicazione dipende molto anche dalle aziende. “Diesel” per esempio si rivolge ai ragazzi e preferisce una comunicazione più aggressiva…

Antonio De Santis pensa prima di scrivere e mettere in onda certe scene? Una domanda retorica…

Sicuramente si. Ci penso molto e molto spesso mi autocensuro. Ma sono le aziende stesse a filtrare la creatività. Alla fine, la campagna è un compromesso: deve essere aggressiva ma non rischiosa. Forte, ma positiva.

Bisogna dunque dire sempre la verità?

Io direi ESAGERARE CON LA VERITA'. Bisogna informare e tirar fuori elementi da raccontare al pubblico. La pubblicità è un sogno. E' un'evasione dalla realtà. Un biscotto è buono perché fatto con prodotti naturali etc… Ma te lo dico in mille modi diversi. E' una gara e vince chi te lo dice meglio. E' verità più emozione. E' questa la pubblicità.

Tutto ciò richiede però una testa piena zeppa di idee… Ma come si fa a produrle? Credi che un corso di laurea come Scienze della Comunicazione aiuti a diventare creativi?

Be'… I o sono laureato in Lettere! Non credo che un corso di laurea sia migliore di un altro o ti indirizzi meglio di un altro. Certo, Scienze della Comunicazione ti dà qualcosa in più: la consapevolezza. L'elemento però più importante è la curiosità, l'interesse, la voglia di scoprire ogni giorno cose nuove. E' questo che aiuta a produrre le idee.

Credo tu abbia colpito il bersaglio! Grazie per la chiacchierata e per i consigli. Ci saranno molto utili!

Grazie a voi. E in bocca al lupo per il sito !

Crepi!!