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MAX GAZZE'

Civitanova Marche , 24 luglio 2004 - Unibox incontra Max Gazzè

 

Fin dagli esordi Max si è confrontato con le sperimentazioni, sia musicali che linguistiche. Dalle escursioni pionieristiche dell'Acid Jazz all'amore per la poesia. Ma di che cosa è alla ricerca Max Gazzè?

La ricerca è il momento in cui si sceglie di calpestare un percorso che riguarda una certa forma di comunicazione che è la musica. Un arte e quindi ricercare in quello che si fa una forma stessa di espressione. Ricercare l'arte in quel che si fa, attraverso la canzone, gli arrangiamenti e la composizione.

Nelle tue canzoni spesso le vicende narrate e la musica alludono a due stati d'animo diversi (Sonorità fortemente ritmiche sovrapposte a testi malinconici). Tensione, conflitto e contrapposizione sono i fili che poi si legano all'autoironia. Qual è la funzione dell'autoironia?

L'autoironia secondo me è un modo forse per comunicare un certo modo di pensare. Bisogna utilizzare l'autoironia per comunicare una certa forma poi, non necessariamente bisogna nascondersi dietro l'ironia stessa per paura, magari, di dir le cose così come stanno. A me piace l'ironia perché sono comunque caratterialmente una persona che ama l'ironia, per cui è semplicemente una conseguenza di quello che sono. Non devo far ridere… ma è il fatto della riflessione senza andare sul pesante.

Max Gazzè che duetta con Carmen Consoli, con Paola Turci e con Ginevra Di Marco. Che cosa danno le collaborazioni artistiche?

Ma guarda, ogni collaborazione che ho fatto son sempre state frutto e, anzi, una conseguenza di un periodo in cui mi sono frequentato con queste persone a partire da Niccolò Fabi, con Carmen Consoli con Paola, adesso anche con Daniele (Silvestri) sai, siamo molto amici per cui ci frequentiamo, ci vediamo, facciamo le cose … ci siamo visti per fare questa canzone che si chiama “Pallida” e poi facciamo anche dei concerti insieme quest'estate. Ma è sempre frutto, una conseguenza di un frequentare, frequentarsi. Non è un progetto discografico o un'operazione discografica. Non è mai stato così.

Max e la poetica di Malarmè. Dalla canzone “Elemosina” a “Sul ciliegio esterno”. Qual è il tuo legame con la poesia?

Di per sé la poesia è una forma di comunicazione che già comprende anche la musica stessa… perché nel momento in cui c'è una ritmica, c'è un'assonanza, una rima interna, quello che è… e detta in una forma corretta, la poesia è già musica. Dare un altro significato, dare un armonia alla poesia stessa, lo cambia questo significato. Lo può didascalizzare, lo può decontestualizzare… a me, ad esempio piace Malarmè, perché attraverso…(poi non bisogna neanche confondersi con l'ermetismo. Per me l'ermetismo è un'altra cosa)… era semplicemente la descrizione o la constatazione di un dato di fatto, di uno stato d'animo, di una visione, di un'immagine espressa con delle parole che, di per sé, danno l'idea della pastosità d'animo che si sta vivendo in quel momento. Il momento in cui scrivi una poesia e sei, in quel momento, quello che scrivi… non stai facendo in quel momento una poesia, un'opera d'arte, un capolavoro ma, sei un capolavoro nel momento in cui la fai. E' un opera d'arte.

“Un giorno” poi è l'ultimo tuo disco che in questa estate stai portando in tournée. Da dove nasce l'idea?

L'ultimo disco è un progetto che ho voluto cominciare e portare avanti insieme ai ragazzi con cui suono, i miei amici con cui c'è grande affiatamento e grande volontà a dare un po' un senso a quella che è l'energia musicale che ci coinvolge…questa alchimia di gruppo che c'è sempre stata. Per cui, fare un progetto che partisse da questa energia e alchimia di gruppo. L'idea è stata poi portata avanti con la realizzazione di questo disco quindi abbiamo composto, realizzato, arrangiato, ideato e anche in tournée stiamo insieme a portare avanti questo progetto che punta ad una direzione ben precisa che è quella di fare musica “senza troppa parrucca”, senza troppa finzione. Quindi mettersi sul palco, suonare senza utilizzare necessariamente delle sovraincisioni (assenti anche nel disco) e con una scelta degli strumenti a valvola che hanno un calore diverso rispetto a quelli a transistor. E' tutto fatto senza utilizzare altri strumenti al di fuori di quelli che poi possiamo portare dal vivo.

Progetti futuri...

Ancora non lo so esattamente. Per adesso finisco la tournée poi, appena mi viene l'ispirazione per un progetto che possa essere un nuovo disco o una nuova cosa… ho passato anche un bel periodo all'estero ultimamente, sono stato a fare il bassista con altre tournée, con altri musicisti in Germania. Mi sono divertito, sono stato bene, può darsi pure che porterò avanti un progetto insieme ad un artista francese che si chiama Stefhan Eicher con lui sto facendo un progetto che si chiama “Tomate Digital”.

 

UniBox incontra Max Gazzè

 

 

Max Gazzè in concerto

 

 

Un'altra immagine di Max Gazzè

 

 

Primo piano del famoso cantautore

Samuele Baccifava
   
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