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LA RECENSIONE DEL MESE

LA PASSIONE DI CRISTO

Regia: Mel Gibson
Con: Jim Cavaziel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci, Claudia Gerini, Sergio Rubini, Rosalinda Celentano.

 

L'ultima versione cinematografica della vita di Gesù ha suscitato non poche polemiche, sono state mosse accuse di eccessiva violenza, di non veridicità dei fatti, di antisemitismo, e tutto questo, probabilmente, ha contribuito a creare interesse e curiosità intorno al film.
Mel Gibson ha scelto di narrare le ultime ore della vita (terrena) di Gesù Cristo basandosi sui Vangeli, seguendoli alla lettera, si dice.
Il problema delle responsabilità è la parte più discussa e delicata; forse le cose non andarono proprio così come le ha mostrate il regista, ma ciò che risulta plausibile è che le persone al potere si sentivano minacciate da quest'uomo che metteva in discussione la supremazia e l'equilibrio presenti a quel tempo. Un elemento da sottolineare, a mio avviso, è la violenza a cui è stato sottoposto Gesù, interpretato da Jim Cavaziel , resa in modo realistico e crudo, ampliata dalla soddisfazione mostrata dai soldati che lo frustavano e torturavano. Al di là delle responsabilità, un forte messaggio è quello della sofferenza di Gesù, che lacerato dalle ferite e consapevole di non potersi opporre, cerca di tirar fuori le ultime forze per sopportare il dolore.
L'idea di inserire dei flashback che mostrano momenti della sua vita (in particolare quelli con Maria -Maia Morgenstern-) è, secondo me, un punto di forza perché creano una contrapposizione tale da far sembrare ancora più forti le punizioni inflitte, al punto che, arrivati alle scene finali, la visione di tanta violenza diventa quasi insopportabile…
Molti degli attori, inoltre, sono italiani- il film è stato girato tra Cinecittà e Matera- Monica Bellucci , Claudia Gerini , Sergio Rubini e molti altri, in particolare Rosalinda Celentano , che interpreta una parte non facile, il Diavolo, che appare in alcuni momenti di difficoltà dei personaggi.
L'unico elemento un po' fuori luogo è, a mio avviso, l'inserimento di alcune scene visionarie con apparizioni che sembrerebbero più adatte ad un film horror.
Credo, comunque, che il regista sia riuscito nel suo intento, dare alla storia un forte senso di realismo storico e culturale, a partire dalle scene di violenza, che sono presenti in tutto il film e nelle quali poco è lasciato all'immaginazione e che, anzi, vengono enfatizzate da dettagli ed azioni rallentate; un altro elemento è l'uso dell'aramaico e del latino come lingue, infine la scelta di ambientazioni e paesaggi molto suggestivi e particolari.

 

Roberta Ferretti
   
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