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INCHIESTA

TRA LETTERATURA E CINEMA:
Kubrick vs. Schnitzler

 

 

Sin da quando era in fasce il cinema si è nutrito di letteratura e in alcuni casi, a dire il vero pochi, è accaduto il processo inverso. Se la memoria non m'inganna fu Méliès che con ' Voyage dans la lune' (Viaggio sulla luna, 1902) realizzò il primo "adattamento" di un romanzo, l'omonima opera di Jules Verne per l'appunto. A dispetto del cinema documentaristico dei Lumiére, il cineasta francese ebbe, per primo, l'intuizione di usare il cinema come "macchina dei sogni", come modo per raccontare delle storie. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, i mezzi si sono evoluti e con essi anche il linguaggio cinematografico ma l'approccio al mezzo è rimasto lo stesso: raccontare una storia per immagini.

Romanzi, romanzi brevi e racconti rappresentano quindi, da sempre, la materia base che il cinema fa propria per perpetuarsi e crescere. I modi di porsi dinanzi ad un opera letteraria possono essere infiniti, almeno tanti quanti sono i registi che di volta in volta vi s'interessano. Ci sono adattamenti fedeli, in cui l'autore umilmente "scompare" per lasciare spazio alla storia, ci sono, invece, adattamenti più personali, o perfino bizzarri che magari non hanno quasi nulla a che fare con l'opera da cui nascono. In questa rubrica ci occuperemo di un autore, Stanley Kubrick, e del suo approccio alla letteratura in relazione al suo ultimo film: Eyes Wide Shut.

Ciò che lega Kubrick al racconto Doppio Sogno (1926) di Arthur Schnitzler è ben più di un semplice interessamento. Già dagli anni sessanta dopo averne acquistati i diritti sperava di farne un film, poi per mille vicissitudini (vedi censura) ha dovuto rimandare il lieto evento. I più sono concordi nel considerare il film come l'adattamento più fedele realizzato dall'autore. Collaborando con lo sceneggiatore Frederic Raphael, Kubrick è riuscito ad "espiantare" la storia dalla Vienna degli anni venti alla New York dei giorni nostri facendo si che il nucleo dell'opera sopravvivesse. Cambiano i nomi, come è ovvio che sia, ci sono i taxi al posto delle carrozze ma il plot mantiene una sua coerenza in linea sia con la visione di Schnitzler sia con la visione di Kubrick. Un fattore che accomuna i due autori e che, secondo il mio parere, fa di EWS un adattamento coerente, è che entrambi fanno delle teorie freudiane il proprio punto di riferimento. A conti fatti, in tutta la carriera del cineasta, EWS, rappresenta lo sguardo più devoto e fedele che sia mai stata offerto ad un romanzo... Per approfondimenti sono, ovviamente, consigliate lettura e visione!

Leggi la recensione di Eyes Wide Shut.

Leggi la recensione di Doppio Sogno.

 

Pietro Barboni
Roberta Ferretti
Samuele Baccifava
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