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DOGMA 95 Vs NOUVELLE VAGUE
I due volti del “cinema della ribellione”

 
Grazie ad alcune retrospettive del Pesaro Film Festival  in questa stagione sono state ripercorse le tappe più importanti del cinema francese. Tra i movimenti vecchi e nuovi il posto d'onore è stato riservato, come era ovvio attendersi, alla ‘Nouvelle Vague'. Sotto questo marchio operavano, negli anni sessanta, alcuni giovani artisti con il proposito di far crollare i consolidati valori della società borghese nel modo in cui veniva rappresentata nel cinema.
A distanza di 35 anni nasce Dogma 95, un movimento proposto da due cineasti danesi: Lars Von Trier e Thomas Winterberg. Il manifesto del movimento si basa su dieci regole che prescrivono le modalità a cui attenersi per creare un film.
Prima di fare ‘nomi e cognomi' forse è opportuno precisare le intenzioni che sono alla base di quest'articolo. Il nostro, più che un confronto , si propone (a dispetto del titolo) di essere un tentativo di approfondimento su due eventi che, in epoche e modalità differenti, hanno portato il cinema europeo a riflettere su se stesso.

 

NOUVELLE VAGUE

Il termine “Nuova Ondata”, già presente nel giornalismo dell'epoca, delinea l'attività di alcuni cineasti francesi tra cui Alain Resnais, Jacques Rivette, Francois Truffaut, Claude Chabrol. Sul banco d'accusa i giovani autori denunciano il cinema tradizionale visto come un divertimento d'interesse economico. Alla sola figura del regista viene riconosciuta la patrimonialità dell'opera, il film non può che essere il frutto di un'unica visione. Tale ottica riflette le parole di Andrè Bazin, ispiratore e protettore del movimento: “Siamo arrivati a un punto per cui il cinema è un mezzo espressivo per dire qualcosa”. L'Europa prende coscienza dell'ondata nel 1959, al Festival di Cannes, dove Les quatre-cents coups (I 400 colpi) di Truffaut e Hiroshima mon amour di Alain Resnais si impongono all'attenzione di pubblico e critica. Altre opere precedenti e immediatamente successive alla nascita del movimento vanno senza dubbio citate: Le beau Serg (1957) e Les Cousins (I cugini, 1958) di Chabrol, Les amants (1958) di Louis Malle e Fino all'ultimo respiro (1960), film che ha segnato l'esordio di Jean Luc Godard.

 

DOGMA 95

Il termine “dogma” fa senz'altro riferimento alla necessità di creare un preciso (se non rigido) punto di vista sulla realtà. Gli autori per raggiungere questo obiettivo si sono prefissi (o hanno prefisso per gli altri..) 10 regole fondamentali alle quali prestare solenne giuramento:

1. Le riprese devono essere fatte dal vero. Non devono essere utilizzati scenografie e set (se è necessario per la storia un particolare elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è già presente quell'elemento);

2. Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nell'ambiente in cui si svolge il film);

3. La cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti (e l'immobilità) che si possono ottenere a mano (il film non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; le riprese devono avere luogo dove si svolge il film);

4. Il film deve essere a colori. Non sono concesse illuminazioni speciali (se c'è troppa poca luce per impressionare la pellicola la scena deve essere tagliata o si può attaccare una singola torcia alla cinepresa);

5. Il lavoro sulle ottiche e sui filtri è proibito;

6. Il film non deve contenere azioni superficiali (omicidi, armi ecc. non devono comparire);

7. E' proibita l'alienazione temporale o geografica (il film deve avere luogo qui e ora);

8. I film di genere non sono accettabili;

9. Il formato del film deve essere Academy 35mm;

10. Il regista non deve essere accreditato.

Dopo queste regole fondamentali il cosiddetto “Voto di castità” termina così:

“Mi impegno inoltre come regista ad evitare il gusto personale!
Non sono più un artista.
Giuro di non creare un opera, poiché ritengo l'istante molto più importante del tutto.
Il mio fine supremo è costringere la verità a uscire dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni.
Giuro di fare ciò con tutti i mezzi disponibili e a discapito di ogni considerazione di buongusto o di carattere estetico.
Pronuncio a questo modo il mio VOTO DI CASTITA'.”

Copenaghen, lunedì 13 marzo 1995

Lars Von Trier - Thomas Winterberg

 

 

L'ascetica rigidità del giuramento nasce, come detto in precedenza, dal bisogno di lottare contro i codici espressivi hollywoodiani, contro la superficialità del cinema contemporaneo, così povero di novità. Alcuni, tuttavia, hanno ravvisato nel movimento un ostacolo alla possibilità, per l'artista, di scegliere tra le varie “espressività” offerte dal linguaggio cinematografico. Altri hanno poi posto l'attenzione sul fatto che lo stesso Las Von Trier si sia allontanato dalle regole da egli stesso proposte.
Tanto nella Nouvelle Vague quanto nel Dogma si riscontra una povertà dei mezzi e del budget (resa possibile, nel secondo caso, dalla democratizzazione verificatasi nel cinema con l'avvento della tecnologia digitale). Se negli anni '60 si cercava di rivalutare la figura del regista, di recente esso, per quanto significativo, rappresenta solo una particella del prodotto finale.

Il “fenomeno Dogma95” è alquanto attuale e per questo non facilmente giudicabile. Sebbene esista già una corposa lista di film riconosciuti sotto il marchio di Trier ci sembra opportuno citare solo un paio di pellicole imperdibili, le prime e probabilmente le più significative: Festen (1998) di Winterberg e Idioti (1998) di Lars Von Trier.

Dogma95, secondo il mio punto di vista, è una provocazione, è lo schiaffo sul volto di un cinema paralizzato nel suo stesso meccanismo. Trier & Co. non hanno fatto altro che lanciare una sfida, se poi si attengano o meno ad essa non importa, ciò che conta è la reazione all'interno dell'ambiente; reazione che non ha tardato a concretizzarsi (perfino nel “povero” cinema italiano..). Il Dogma95 ha lanciato un sassolino sullo stagno… Ora aspettiamo il momento in cui l'acqua cesserà di incresparsi.

 

Andrè Bazin, ispiratore e protettore del movimento

 

 

 

 

Lars Von Trier

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Barboni
   
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